La pace è una bella cosa come una madre in attesa, la luce per un prigioniero, lo sguardo stanco di un vecchio seduto in mezzo alla macerie.
La pace non è una colomba bianca, ma una bambina ferita, impaurita, piena di brutti ricordi che spera in un abbraccio, in un sorso d’acqua fresca e in un panino con burro e zucchero.
La pace non è solo l’inizio di un sentiero mai battuto prima, ma la fine della paura di morire senza avere mai percorso nessun’altra strada.
La pace non si fa mai tra gente intelligente, perché se fossero stati così illuminati non si sarebbero uccisi a vicenda.
La pace è sempre fra due uomini, due soldati, due eserciti, due popoli che con la loro stupidità sono arrivati in un vicolo cieco e devono scegliere tra la morte e l’ignoto. Scelgono l’incerto per il certo.
La pace è una vedova che vorrebbe fare un funerale a quel che resta dell’amore di una vita.
La pace non è una festa qualunque, non è una colomba bianca, ma un inno alla vita vissuta per miracolo in cui molti si sono persi per strada e gli altri sono come gli orfani di guerra, sempre in attesa di una carezza e di un po’ d’acqua fresca.
La pace è un matrimonio rimandato tante volte per il quale bisogna rifare l’abito della sposa di 7 taglie di meno.
La pace non è mai pulita, non è mai sporca, è la nostra coscienza stanca.
La pace non è mai per sempre, ma la guerra è la fine di ogni cosa bella.
La pace non è una colomba, ma una bambina che corre sulla spiaggia, felice, libera e ancora un po’ impaurita.