Vi piace l'amatriciana, la Cassöeula, la Polenta concia, il Baccalà alla Vicentina, il Fegato alla Veneziana, gli Arancini, i Canederli o il pane-burro-e-zucchero della nonna e tante altre pietanze di casa vostra?
E come darvi torto! Anzi, complimenti! Sono, però, tutte eccellenze terrene, necessità primitive… suvvia, bisogna salire di livello, puntare il più in alto possibile! Per esempio, al paradiso in terra.
Avete mai pensato seriamente a come sarebbe stata la vostra vita senza il fascino del presepe, l’amore che trasmette la croce, le lacrime e il dolore di Maria, la fatica dei tre Magi, la convivialità dell’ultima cena, il fascino del Sacro Cral, la bellezza della cometa di Betlemme e a tante altre eccellenze divine? Ecco, senza i palestinesi l’umanità perderebbe ogni orientamento religioso e non. Allora, prima che sia troppo tardi, propongo di candidare “la vita dei palestinesi” quale Patrimonio dell’Umanità per la sua radice universale, diversità bio-culturale, unicità spirituale, fede, resistenza, creatività e sacrificio.
Immagino già la dichiarazione del ministro Giuli e di tutto l’attuale esecutivo: “Non soltanto la vita palestinese è fede, ma la fede è vita palestinese. Dietro questa straordinaria vittoria dell'Italia intera, c'è il fatto che tutti riconosciamo nei gesti palestinesi la nostra convivialità, l'amore per la terra, per chi la coltiva, per chi la lavora e per chi produce questo benessere. Un benessere non soltanto fisico, ma anche morale, che si fonda sui principi che rendono i nostri paesi, i nostri borghi e le nostre città qualcosa di unico, con una biodiversità culturale e gastronomica eccezionale, e con una tradizione antichissima. Ecco perché c'è la cultura dentro la fede, e non ci può essere cultura se non c'è protezione della vita dei palestinesi”.